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Foto presa all’interno della Tomba KV 55 al momento della scoperta (tavola XXX da Davis, Theodore M. 1910, The Tomb of Queen Titi, London: Constable & Co.)

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Foto presa all’interno della Tomba KV 55 al momento della scoperta (tavola XXX da Davis, Theodore M. 1910, The Tomb of Queen Titi, London: Constable & Co.)

C’era una volta nella Valle dei Re | La prima volta di Carter

Il centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon (4 novembre 1922-2022). Terza puntata

Francesco Tiradritti

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All’indomani della scoperta della Tomba di Amenofi II, Victor Loret fece ritorno in Francia e, dopo tredici anni, Gaston Maspero assunse di nuovo la direzione del Servizio delle Antichità egiziano. Tra le prime decisioni che prese ci fu quella di nominare Capo Ispettore dell’Alto Egitto il giovane artista inglese Howard Carter (1874-1939) che aveva già lavorato per l’Egypt Exploration Fund nelle tombe di Beni Hassan e Bersha, a Tell el-Amarna con William M.F. Petrie e nel tempio della regina Hatshepsut a Deir el-Bahri con Edward Naville.

Carter concentrò le proprie attività a Luxor e adottò un approccio innovativo nei riguardi della Valle dei Re. Come altri prima di lui compì ricerche che condussero alla scoperta della tomba KV 42, oggi considerata appartenere alla sposa di Thutmosi III Hatshepsut-Merytra, e della KV 44, un sepolcro della XVIII dinastia di modeste dimensioni riutilizzato in periodo successivo, ma si occupò soprattutto della preservazione dei monumenti funerari già scavato che cominciavano ad attrarre sempre maggiore attenzione e soffrire del numero crescente di visitatori.

I battelli a vapore avevano facilitato la risalita del Nilo e il numero dei turisti stranieri era aumentato in modo notevole. Per facilitare la visita dei profondi sepolcri reali Carter studiò un sistema di illuminazione elettrica che destò all’epoca non poca ammirazione. Di particolare effetto era il momento in cui, nella Tomba di Amenofi II, venivano spente tutte le luci e lasciata accesa soltanto quella che illuminava il volto della mummia del sovrano che, trasferita in un primo momento al Cairo, era stata riportata a Luxor dallo stesso Carter.
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Le opere di sistemazione e ammodernamento erano finanziate dal governo egiziano ma, quando i soldi non bastavano, Carter ricorreva a finanziatori privati. Una certa Lady Goff gli attribuì una somma sufficiente per liberare dai detriti la Tomba di Sety II (KV 15), L’industriale chimico Robert Mond (1867-1938) finanziò invece il restauro della Tomba di Sety I. Altro importante sponsor fu il ricco avvocato americano Theodore Davis che, alla nomina di Carter a Capo Ispettore delle Antichità del Basso Egitto e al suo conseguente trasferimento, intraprese un’attività di scavo nella Valle dei Re in proprio, tanto fortunata quanto disastrosa.

Secondo numerose testimonianze, infatti, Davis aveva un carattere dittatoriale e sbrigativo e, a ogni nuova scoperta, imponeva ai propri collaboratori un’accelerazione nelle operazioni di scavo che non lasciava loro il tempo necessario per registrare con la dovuta accuratezza le operazioni di svuotamento.
Dal 1902, quando cominciò a finanziare le ricerche di Carter, al 1914, alla cessazione delle sue attività nella Valle dei Re, Davis lavorò in più di venti sepolcri.

A lui si deve lo svuotamento della Tomba di Thutmosi I/Hatshepsut (KV 20) e il ritrovamento di svariati sepolcri non reali, ma dal contenuto altrettanto interessante. È il caso delle tre tombe contenenti mummie di animali o di quella dove furono ritrovati oggetti relativi alla mummificazione di Tutankhamon. Il nome del sovrano iscritto su un buon numero di oggetti fece ritenere, a Davis come agli egittologi suoi contemporanei, che si trattasse di quanto restava del suo sepolcro.
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Nel 1905 l’egittologo inglese James Edward Quibell (1867–1935), al quale Davis aveva affidato la direzione degli scavi, scoprì quasi per caso la tomba intatta di Yuya e Tuya (KV 46), genitori della Grande Sposa Teye e suoceri di Amenofi III. I sarcofagi dei due proprietari e gli altri oggetti del corredo funerario riempivano fino al soffitto il sepolcro di modeste dimensioni che Davis impose fosse svuotato con la massima rapidità. Soltanto l’ormai comprovata esperienza archeologica di Quibell gli permise di prendere note e schizzi che ancora oggi consentono di capire la posizione dei reperti all’interno della sepoltura.

Yuya e Tuya vissero in uno dei momenti di maggiore potenza della storia dell’antico Egitto. Il loro corredo, oggi esposto nel Museo di Midan el-Tahrir al Cairo consente di farsi un’idea degli oggetti di uso quotidiano di cui amava circondarsi la nobiltà dell’epoca. Se ne trae la conclusione che dovevano condurre una vita sobria senza però rinunciare a una squisita ed elegante raffinatezza.

Due anni più tardi l’inglese Edward Russell Ayrton (1882–1914), che aveva preso il posto di Quibell nominato ispettore delle antichità a nord, compì una scoperta eccezionale che i modi sbrigativi di Davis hanno reso oltremodo controversa. Lungo il lato orientale dello wadi centrale, gli scavi riportarono alla luce un sepolcro costituito da un corridoio e da un singolo ambiente al cui interno regnava una grande confusione. Tra gli oggetti rimossi con troppa fretta vi erano un santuario in legno dorato appartenuto alla Grande Sposa Teye, quattro vasi canopi in alabastro di mirabile fattura con le iscrizioni geroglifiche scalpellate e un sarcofago «rishy» (parola araba per «piumato» derivata dalla decorazione riproducente le ali di Nut che avvolgono il defunto) con i nomi nei cartigli reali rimossi e con la maschera d’oro divelta.
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Furono anche recuperati i mattoni posti in cavità delle pareti a protezione del sepolcro e che recavano il nome di Akhenaton e, tra i detriti vennero recuperati alcuni sigilli menzionanti Tutankhamon. Davis escluse Ayrton dalla pubblicazione di quella che lui era convintissimo fosse la Tomba della Grande Sposa Teye. Il mancato intervento dell’archeologo lasciò così in sospeso numerosi interrogativi.

Da allora il ritrovamento di quella che è diventata celebre come la Tomba KV 55 ha suscitato una serie pressoché infinita di ipotesi e, malgrado nel libro di Davis si affermi che la mummia trovata all’interno del sarcofago sia femminile, non pochi egittologi ritengono che dietro i tratti deturpati della maschera funeraria si celi invece Akhenaton, la cui tomba si trova però molto più a nord, in uno wadi a oriente di Akhet-Aton, la città da lui fondata e che per tutta la durata del suo regno fu la capitale delle Due Terre.

Nel 1908 Davis ritrovò anche il sepolcro di Horemheb (KV 57), la cui luminosa decorazione può essere considerata una delle migliori tra quelle dei sepolcri della Valle. Il regno dell’ex-generalissimo di Tutankhamon, infatti, chiude in modo definitivo la riforma voluta da Akhenaton e, sotto di lui, l’arte tornò ad assumere misurate proporzioni che rispecchiano il ritorno alla tradizione senza però perdere la morbida e raffinata eleganza caratteristica dell’epoca amarniana.

Dopo una serie di scoperte di minore importanza, nel 1914, Davis prese la decisione di interrompere le proprie attività ritenendo ormai di avere scavato lo scavabile: «Temo che ormai la Valle delle Tombe sia da considerarsi esaurita…». Otto anni più tardi, anche lui, sarebbe stato smentito. Stavolta in modo eclatante.
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C’era una volta nella Valle dei Re
Il centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon (4 novembre 1922-2022)
di Francesco Tiradritti
1. Giovanni Battista Belzoni
2. Nascondigli reali
3. La prima volta di Carter
4. Un rinvenimento leggendario

Maschera funeraria di Tuya dalla Tomba di Yuya e Tuya (KV 46) nella Valle dei Re. Foto Francesco Tiradritti

Viso del sarcofago «rishi» ritrovato nella Tomba KV 55, Museo Egizio del Cairo. Foto Francesco Tiradritti

Turisti che osservano la mummia di Amenofi II alla luce di una lampadina da un’illustrazione di una rivista di inizio del XX secolo (Archivio Francesco Tiradritti)

Acquarello con mummia di babbuino e di cane nella «Tomba della scimmia» (KV 50), scoperte grazie agli scavi finanziati da Theodore Davis (tavola finale da Davis, Theodore M. 1908, The Tomb of Siphtah, the Monkey Tomb and the Gold Tomb, London: Archibald Constable)

Francesco Tiradritti, 27 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

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